venerdì 29 maggio 2015

Appello per un voto responsabile

Durante questa campagna elettorale in tanti hanno parlato di legalità, liste pulite e trasparenza, anche quelli che la legalità la calpestano tutti i giorni e che hanno scelto una legalità malleabile.
Con la campagna “Viboocchiaperti” abbiamo voluto abbinare alla parola “legalità” una nuova parola: “responsabilità”.  La prima mafia è quella che si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel vedere il male e girarsi dall’altra parte. Sono quei vuoti di coscienza e responsabilità civile che permettono alle organizzazioni criminali ed al malaffare d’insinuarsi nelle pieghe della vita economica e sociale corrodendola dall’interno.
Il voto è sempre utile, solo il non voto è inutile, ma può essere dannoso quando manca la giusta consapevolezza del valore del voto. Il votare non è soltanto un atto di democrazia, ma anche di responsabilità. Richiede di non essere superficiali, ma realmente consapevoli in piena libertà di coscienza.
La nostra città vive una situazione di gravità senza precedenti, una situazione di emergenze divenute, oramai, la normalità e che rendono difficile individuare una prospettiva per il futuro. Di fronte a tale situazione, e al di fuori di ogni retorica, è necessario un cambio di passo da parte della politica, ma, ancor prima, siamo noi cittadini a doverci assumere la nostra quota di responsabilità nella gestione della Cosa Pubblica, a partire dal voto del 31 maggio, e dopo le elezioni, nel monitorare le attività di Palazzo Luigi Razza.


Impresentabili e voto di scambio: un milione di cittadini chiedono un cambio di passo ai partiti

A pochi giorni dal 31 maggio, data dell’election day per 7 regioni e oltre 1000 comuni, due forti scosse agitano la vita politica.
di Leonardo Ferrante

Il primo terremoto che fa tremare i partiti è “l’affaire impresentabili”: candidati a vario titolo indagati e condannati, il cui elenco sarà pubblicato prima di venerdì dalla Commissione antimafia. È l’ormai nota “lista Bindi”, che racchiude “soggetti che risultano coinvolti in reati di criminalità organizzata, contro la Pubblica amministrazione, di estorsione e usura, di traffico di sostanze stupefacenti, di traffico illecito di rifiuti” e in altre “gravi condotte”, come le definisce il codice di autoregolamentazione della Commissione Antimafia. Tutte queste persone non sarebbero dovute neanche essere inserite nelle liste, e ci si domanda come mai non si sia vigilato abbastanza fin da subito.
Per ora, secondo una prima fuga di notizie, tra gli impresentabili ci sarebbero quattro pugliesi (due candidati con le liste di Schittulli, uno con Emiliano ed un quarto con la Poli Bortone) e alcuni campani.
Il secondo terremoto è un vecchio nemico di Riparte il futuro: il voto di scambio.
I due casi - uno sulle presenti elezioni, l’altro su quelle del 2012 - seminano sconforto nell’elettorato.
L’attualità viene dalla Puglia: la Digos avrebbe scoperto (il tutto è ancora da dimostrare) che alcuni comitati elettorali pugliesi hanno promesso compensi in denaro ai attivisti e rappresentanti di lista, scelti tra giovani disoccupati in difficoltà economiche. L’accordo sarebbe un classico: lavorare nei seggi come contropartita per l’assicurazione di facili voti, con tanto di tariffario. I giovani venivano retribuiti dai 30 ai 50 euro e per aggirare abilmente il rischio di incorrere nel reato i loro compensi figurano come “rimborso spese”.
La gravità del fenomeno e il pesante rischio di un reale condizionamento del voto in Puglia ha persino richiesto l’intervento delle autorità tramite una squadra speciale della Digos pronta a vigilare e intervenire in caso di irregolarità durante la giornata di domenica. Scene da Paese in guerra, dove sono i caschi bianchi dell’Onu quelli che garantiscono libere elezioni.
Il caso “storico” di voto di scambio viene invece dalla Sicilia: spunta oggi un’inchiesta, nata da un’indagine di mafia coordinata dal procuratore Vittorio Teresi, su una fitta compravendita avvenuta durante le elezioni regionali siciliane dell’ottobre 2012 per il rinnovo dell’Assemblea Regionale e quelle comunali di Palermo del maggio 2012.
Cinque le persone indagate dalla Guardia di finanza: due consiglieri dell’Assemblea regionale, di cui uno è l’attuale presidente della Commissione Bilancio dell’Assemblea, un ex deputato regionale, un consigliere comunale che non risultò alla fine eletto, e, quello che è persino peggio, anche un finanziere, per il quale l’accusa sarebbe di corruzione per aver fatto favori a uno dei consiglieri indagati.
In cambio di voti, i candidati promettevano agli elettori posti di lavoro in centri e corsi finanziati con fondi europei, ma spesso la moneta di scambio consisteva anche in pochi euro.
La campagna Riparte il futuro, che fin dalle elezioni nazionali del 2013 chiede un cambio di passo ai partiti, anche questa volta ha presentato la sua proposta alle regioni e comuni al voto (www.riparteilfuturo.it/elezioni-2015), chiedendo fin da subito la trasparenza delle candidature e una promessa d’impegno ai futuri eletti sulla lotta a corruzione e mafie.
 Oggi, un milione di persone non sono più disposte a tollerare una classe politica che si allontana dai valori di disciplina e onore richiesti dalla costituzione: firmare Riparte il futuro significa non voler più cooperare con chi si macchia di comportamenti opachi e corruttivi.
È ora che i partiti aprano le orecchie e ascoltino questa voce, che è desiderio di una politica limpida e autentica, non certo anti-politica. Siamo infatti più che pronti a lavorare assieme a coloro che aderiscono alle nostre proposte e si presentano fin dalla fase elettorale in trasparenza, ma non tolleriamo più timidezze, mezzi dissensi e frasi di circostanza.